51° Boatshow di Genova, poche novità e molte verità

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Il Salone Internazionale della Nautica di Genova è da sempre un grande appuntamento con migliaia di visitatori, moltissimi espositori e con una massiccia presenza di cantieri sia italiani che stranieri. La 51° edizione, che ufficialmente ha aperto i battenti sabato 1 ottobre, sarà  invece ricordata per le numerose defezioni a partire da quei maxi yacht da nababbi che una volta sfoggiavano la loro livrea, ancorati lungo la diga foranea del marina principale, facendo l’invidia dei comuni mortali.

Forse sarà la crisi o l’inasprimento dei controlli fiscali sui mega yacht fatto sta che molti neo armatori hanno preferito disertare il salone ed anche quei pochi che hanno ceduto alla tentazione dei cantieri, di concede la propria mega barca in esposizione, lo hanno fatto in incognito cancellando il nome dalla poppa. Meno “occhi” e meno domande.

E cosi, nonostante le rassicurazioni del governo sulla crescita e sullo sviluppo del settore nautico, la crisi si vede e si annusa nell’aria. Se qualche anno fa non riuscivi a sederti ad un tavolo per magiare un piatto di trenette al pesto, data la ressa del pubblico, oggi si poteva benissimo trovare posto anche in pieno mezzogiorno.

Oltre alla mancanza dei visitatori e degli espositori, ciò che più mi ha sorpreso è la quasi totale assenza di novità. Per la maggior parte i cantieri hanno rispolverato i vecchi modelli od al massimo presentano “novità” mascherate, che nella realtà sono poi, solo frutto di un abile refitting di un vecchio stampo

L’unica vera novità, che ho personalmente riscontrato, sono  i prezzi delle barche. Per la prima volta, in 20 anni che frequento l’ambiente, ho notato una reale dimininuzione . Oggi che avesse infatti, duecento o trecentomila euro da impegnare in uno scafo, potrebbe veramente ambire a barche di alto livello cosa che era impossibile sino a due anni fa dove i prezzi reggevano al rialto.

I cantieri di base, quelli che fanno barche in serie per intenderci, hanno ritoccato i listini al ribasso anche del 15-20 %, mentre chi opera nel settore degli yacht custom offre modelli a prezzi di poco superiore a quelli delle barche in seria di qualche anno fa. Per fare qualche esempio, oggi un Vismara 42, realizzato interamente in carbonio, oggi costa circa 370 mila euro, mentre con la stessa cifre nel 2009 si comprava al massimo un Grand Soleil 45 in vetroresina e neanche full optional.

Insomma la crisi si vede e si sente e purtroppo non sappiano neanche quando finirà dato che ogg,i la stretta finanziaria, non permette più a nessuno di potersi indebitare senza offrire adeguate garanzie a maggior ragione per un bene voluttuario come la barca, bestia nera dei falsi moralismi e degli ipocriti di ogni risma che vedono nell’armatore, anche quello da diporto o da piccolo cabotaggio, l’esempio tipico dell’evasore fiscale da perseguire e punire a prescindere dalla tipologia di natante che possiede, Scilipoti docet. Purtroppo l’ignoranza è figlia del nostro tempo ed un settore che prima era il nostro vanto nel mondo, oggi sta enormemente soffrendo.

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