Porti liberi, ma posti a pagamento: la risposta del Gruppo Mast

di Redazione 4

Alcuni giorni fa ci siamo occupati di un episodio avvenuto nel porto di Tricase, relativo agli ormeggi.

Di seguito riportiamo la lettera fatta giungere in redazione dal Dott. Andrea Patrone, responsabile Gestione e Sviluppo del Gruppo Mast, del quale Marine Italia, e di conseguenza il porto di Tricase, fanno parte.

Gentile Redazione, egregio signor blogger LauMar,
siamo con la presente e-mail a chiedervi di voler rettificare quanto da Laumar affermato nelle proprie considerazioni, reperibili nell’articolo di cui fornisco il link (http://www.yachtevela.com/porti-liberi-ma-posti-a-pagamento-4506.html), articolo che riprende idee e posizioni errate, già  pubblicate su altro blog (http://www.giornaledellavela.com/content/html/index.php?page=nodeDetail&idRecord=8459), cui abbiamo replicato con nostra nota che qui si allega in copia per meglio chiarire la nostra posizione.
Alle considerazioni apparse sul precedente articolo devo aggiungere, per confutarle fermamente, alcune nuove e differenti valutazioni in ordine a quanto da voi affermato.
– L’ormeggio nella zona transito del porto di Tricase è gratuito e possibile per un massimo di giorni tre.
– Non è stata emanata alcuna ordinanza da parte della Capitaneria di Porto che vieti di ormeggiare con la propria ancora nel porto di Tricase.
– La Capitaneria, giustamente, lo sconsiglia.
– La zona transito non è dotata di alcuna attrezzatura per l’ormeggio.
– Chi sia dotato di attrezzature proprie non deve pagare nulla per l’ormeggio.
– Marine Italia S.r.l. fornisce alcuni servizi a pagamento, che sono essenzialmente l’assistenza all’ormeggio e al disormeggio, l’erogazione di acqua e luce (impianti realizzati dalla stessa società nel 2010 in tutta l’area portuale), il nolo di trappe, cime e altre attrezzature necessarie per l’ormeggio.
– Il diportista ha pagato per l’erogazione di detti servizi.
– Marine Italia S.r.l. ha un listino prezzi per i servizi e il Direttore del Porto, Riccardo Sandri, ha deciso di applicare un forte sconto sullo stesso.
– Il listino prezzi applicato non è lo stesso delle altre zone del porto gestite dalla Marine Italia S.r.l., ma è quello per la fornitura dei servizi sopra ricordati, chiesti ed ottenuti dal diportista.
– Non è stato trovato un accordo su indicazione della Capitaneria di Porto, la quale notoriamente non si inserisce in dispute private sulla congruità del prezzo corrisposto per servizi di assistenza.
Questo ultima considerazione mi fornisce lo spunto per una ulteriore valutazione delle considerazioni espresse nel vostro articolo.
La società Marine Italia S.r.l., come molte altre società di diritto privato investe proprie risorse gestendo con fini commericali, ed a proprio rischio, strutture portuali turistiche.
La Capitaneria di Porto non può essere organo che decida le tariffe in quanto il rischio di impresa prevede che sia il mercato e non, per l’appunto, un terzo, a decidere la congruità delle stesse.
Sarà il mercato a stabilire se le nostre tariffe siano competitive o meno.
A questo proposito giova ricordare che Marine Italia S.r.l. ha ottenuto un numero molto elevato di richieste oltre le capacità proprie degli spazi in concessione, quantificabili in circa 390 richieste, quindi 240 oltre le reali capacità (nel 2009 erano solo circa 20 le richieste oltre la capacità dellla stessa area).
Il fare levantino, proprio degli “italioti” va ricercato anche in chi, senza effettuare una minima, e facile, indagine, si permetta di attribuire comportamenti poco lineari a società che investono energie e risorse economiche, come ricordato, per migliorare strutture sino ad oggi lasciate al loro e proprio destino; strutture nelle quali si riscontrano maggiori possibilità di pregiudizio, lesione di diritti, furberie e scorciatoie non sempre lecite.
Prima di pubblicare il commento ad un articolo di terzi, viziato anch’esso dalla mancanza del contraddittorio, il signor blogger laumar avrebbe potuto verificare quanto da questi affermato ovvero chiedere la norstra versione dei fatti, non lasciando alla fortuna (abbiamo letto per caso il vostro blog) la nostra possibilità di replica.
Come già fatto per il primo articolo, propongo anche a voi di dibattere in merito a come sia possibile valorizzare una struttura portuale e su come recuperarne altre senza edificarne ex novo, il tutto migliorando il servizio reso, che è, tra l’altro, il programma della Marine Italia S.r.l. nel Salento.
Cordiali saluti.
Andrea Patrone
Per leggere la lettera integrale, inviata al blog Giornale della Vela, clicca qui

Commenti (4)

  1. Come autore del post avrei voluto rispondere personalmente al responsabile del Marine Italia, ma essendo uno skipper professionista ero impegnato in una traversata d’altura e quindi non ho potuto replicare come richiestomi. Mi spiace di aver suscito un simile vespaio ma credo che, porpio perchè sono un professionista della nautica da diporto, la mia riflessione era intesa non al caso specifico del porto di Tricase, ma più in generale ai molti casi in cui le gestioni dei marina sono molto quantomeno complicate per non dire inspiegabili. Posso capire che il gestore privato che investe soldi abbia tutto il diritto di pretendere delle tariffe per i servizi prestati, ma ciò non toglie che certe situazioni, possano creare confusioni ed incomprensioni tra gli ingnari diportisti come il sottoscritto che volgliano entrare in un marina per una sosta. Cmq sono disposto a qualsiasi confronto o replica. Certo è che di questi casi in altri paesei europei nè accadono molto meno e cmq in Francia quanto entri in un marina il posto barca lo paghi alla Capitaneria e non al gestore privato.

    Se poi qualcuno mi piegasse come faccio a dare fondo all’ancora in un porto dove vi sono delle catenarie e dei corpi morti…gli ne sarei grato, così magari attracco anche a Tricase e gratis per giunta.

  2. Egregio signor Marco, la ringrazio per lo spunto che mi offre con la sua replica.
    Ribadisco che la Capitaneria di Porto non sia il gestore di nessun porto turistico, i suoi compiti sono altri. Ritengo sia fondamentalmente errato che un ente pubblico determini e risquota il prezzo dei servizi resi da una società privata che paga un canone per poterlo fare.
    Chi investe il proprio denaro per gestire, guadagnandoci, un porto turistico, magari offrendo servizi milgiori, non può sottostare a controlli, imposizioni o altro che non sia il riscontro del libero mercato, nel quale giova ricordarlo, ci stiamo muovendo.
    Ci siamo scusati per l’equivoco (abbiamo comunicato come il prezzo fosse corrisposto per l’ormeggio e non, come sarebbe stato corretto comunicare, per servizi), ma non vogliamo prestare il fianco a speculazioni ideologiche che farebbero tornare indietro il diporto nautico di almeno 20 anni.
    Si può sempre migliorare, in particolare nella segnaletica portuale e nelle indicazioni date dai responsabili del servizio, e su questo tema abbiamo concentrato le nostre energie, non vogliamo però discutere sulla legittimità del nostro operato.
    Naturalmente dare ancora a Tricase non pare una buona idea. Però se lei utilizza le sue cime, trappe o altro per ormeggiare, non dovrà pagare nessun prezzo. se invece desidera assistenza, nolo di attrezzatura e/o erogazione di servizi acqua e luce, allora dovrà corrispondere il giusto prezzo.
    Comprendo come, allargando il discorso a tutto il territorio italiano, sia possibile incorrere in gestioni quantomeno bizzarre, ma portare il porto gestito da Marine italia come esempio, senza nemmeno effettuare i dovuti riscontri, sia vizio ben peggiore che non farsi pagare per i servizi resi.
    Prendiamo spunto per dare voce alle reali problematiche, in particolare salentine, tutte legate a mancata valorizzazione dei porti turistici minori, valorizzaizone che, come detto, è l’obbiettivo di Marine Italia S.r.l. per lo sviluppo di una rete di approdi turistici nel basso Salento.

    Cordiali saluti.

    Andrea Patrone

  3. Gentile Sig. Patrone,
    la ringrazio per la risposta.
    Evidentemente abbiamo opinioni divergenti. Essendo io, per prima cosa, un marinaio mi hanno insegnato che in un porto si dovrebbe trovare riparo, assistenza ed eventualmente rifugio in caso di condizioni meteo marine avverse. Chi naviga come me di professione di porti e marine ne ha girati centinaia e sa benissimo cosa voglia dire trovare assistenza, ormeggio sicuro e servizi portuali a livello. Io non discuto sul vostro operato che senza dubbio è notevole e di qualità dico solo che se comuque si vuole incrementare il diporto nautico in italia la prima cosa è creare le condizioni di traparenza e correttezza. Non so se lei navviga, ma mi creda nessun diportista vuole entrare gratis in un porto ed usufruire dei servizi quali: luce, acqua, smatimento rifiuti, docce e quant’altro senza pagare, dico solo che la chierazza e sovrana anche per chi come voi vuole operare giustamente nel mercato del diporto. Il riferimento alla capitaneria è solo in quanto ente preposto a garantire assistenza al diportista od ai marittimi in genere e come autorità riconosciuta anche a livello internazionale. Se le tariffe, pur riscosse dai privati, fossero avvallate dell’ente di assistenza magari proprio con un cartello delle stessa autorità nessuno avrebbe mai da ridire, sia che il marina sia gestito da privati, da enti pubblici o direttamente costruito da società private o miste. Lei saprà bene che nel nostro paese tra demanio statale, regionale e comuale, oltre che in alcuni casi le provincie, anche i porti ed in genere gli ormeggi, hanno una miriade di concessioni ed autorizzazioni di cui non si capisce francamente il senso. Per noi marinai un porto è un porto e poco interessa di chi è o da chi è gestito o cosrtuito. Noi vogliamo solo poter entrare, soprattutto quando c’è il cattivo tempo, e trovare un rifugio sicuro, poi se c’è da pagare certamente provvederemo al nostro obolo, sperando di trovare servizi all’altezza. Le potrei citare decine di casi in cui io personalmente mi sono trovato in situazioni in cui o pagato la sosta senza avere ne luce, ne acqua nè servizi igenici, solo per il fatto che un signore privato aveva ottenuto, chissà come, la concessione demaniale che avvallava la sua “proprietà”. Questo brutto vizio è sia al nord che al centro, come al sud. Sono sicuro che la vostra società avra a cuore queste mie osservazioni anche perchè noi skipper siamo i privi vostri clienti e se ci troviamo bene in un porto o marina certamente prima o poi ci torniamo. Concludo salutandola dal pontile privato del porto di Vibo Valenzia in Calabria, dove ho trovato assistenza, servizi, cordialità e tariffe trasparenti. Non so se anche questo è gestito dalla vostra, ma se così fosse le faccio i miei siceri complimenti, comunque mi augoro, prima o poi, di attraccare anche in uno dei porti da voi gestiti e mi permetterò di distrubarla direttamente se del caso devessi riscontrare dei disservizi, ma sono sicuro che dopo questa miei osservazioni la qualità dei vostri servizia sarà certamente migliorata.

    Cordiali saluti
    Marco Lauricella

  4. Egregio Signor Lauricella,

    Le rispondo solo oggi e di questo mi scuso.

    Non siamo in disaccordo, entrambi vigliamo porti sicuri, servizi di qualità (anche io sono spesso Utente di vari Marina), prezzi trasparenti.

    Il nostro listino è pubblico.

    Per quanto afferente al ruolo delle Capitanerie di Porto, se queste debbano avere un ruolo di deposito delle tariffe stesse e di controllo della loro applicazione ben venga, per il resto rimango dell’idea che sia l’investitore che debba determinare l’importo delle stesse.

    Avallare una tariffa significa valutarne la congruità. Questo in ambito di libero mercato non può essere accettato.

    Ricordo altresì come nel caso ricordato, nessuno abbia negato l’ormeggio a chicchessia, mentre ed in realtà, dopo aver fornito i servizi chiesti, abbiamo solo praticato un prezzo da listino, applicando anche un forte sconto.

    Nessuna alea di incertezza su questo.

    Abbiamo solo denominato l’oggetto di una fattura “ormeggio” invece che “servizi”.

    Concordo con lei sulla difficoltà per il diportista di capire come siano gestiti molti porti turistici, meno quando senza specificare persone e luoghi, si ironizza sul modo con cui una persona ottenga una concessione.

    Anche qui mi sembra giusto sottolineare che sia affermazione che rientri nell’ambito del vizio italico del mugugno.

    Se non vado errato i marittimi genovesi rinunciavano al 20% del compenso per poter “mugugnare”, e si sa che al compenso si rinuncia malvolentieri.

    Spero di aver definitivamente chiarito la mia posizione e la saluto cordialmente, con la speranza di poterle fornire un ormeggio sicuro (e a pagamento) nei porti da noi gestiti.

    Andrea Patrone

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