Abby Sunderland, ritrovata sana e salva.

di Redazione Commenta

Abby Suterland

La notizia è di quelle che rassicurano e rendono felici gli appassionati di vela : la sedicenne californiana Abby Sunderland, che stava facendo il giro del mondo in solitario a bordo del 12 metri Wild Eyes,  è sana e salva.

L’allarme ed i conseguenti soccorsi erano scattati il 9 giugno quando era entrato in funzione l’Epirb di bordo. In quel momento Abby si trovava nell’Oceano Indiano, nel bel mezzo di  una tempesta con venti ad oltre 60 nodi e onde di otto metri.

La rotta prevedeva il passaggio  a circa 500 miglia nord dall’Oceano Antartico, proprio tra i 40 ruggenti ed i 50 urlanti.
I genitori della ragazza, che comunicavano ogni giorno con la baby velista, rendendosi conto che le cose peggioravano e non riuscendo a mettersi più in contatto con il Wild Eyes hanno immediatamente attivato tutte le procedure di soccorso grazie anche all’intervento della US Guard Coast e delle varie autorità internazionali.

Secondo quanto riferito dallo stesso fratello della giovane californiana,  Abby in un primo momento si era trovata senza più poter governare la sua barca, ma la mattina del 10 giugno era riuscita ad riattivare i contatti raccontando che in realtà l’attivazione dell’EPIRB era stata casuale forse dovuta ad un delle enormi onde che avevano steso la sua barca.

Fortunatamente la velista è stata recuperata da un peschereccio d’altura francese Ile de la Reunion che si sta dirigendo verso l’Australia per sbarcare la sfortunata velista.

Nei giorni, in cui si era temuto il peggio per la sorte dei Abby, molti media statunitensi avevano innescato inutili polemiche nei confronti della famiglia Sunderland, circa l’opportunità o meno di concedere ad una ragazza ancora minorenne la possibilità di compiere un’impresa tanto ardita e per certi versi rischiosa.

A mio parere questo tipo di polemiche lasciano solo il tempo che trovano dato che era una precisa volontà della giovane Abby quella di voler completare il giro del mondo anche dopo il fallito tentativo di compierlo senza scalo, a causa di un problema che nel marzo scorso l’aveva costretta a fermasi sulle coste del Sud Africa.

In questo caso non era più una sfida contro un primato, di cui già ho espresso le miei opinioni in merito per quanto fatto dall’altra beby velista australiana Jessica Waston, ma era solo la voglia innata e lo spirito vero di ogni velista di poter realizzare il proprio sogno anche se a soli 16 anni.

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