America’s Cup, nona “regata” nelle aule giudiziarie di New York

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bmw ORACLE LARRY ELLISON

Sembra impossibile ma ci risiamo. La ormai “martoriata” 33° edizione della Coppa America è giunta alla sua nona “regata” nelle aule dei tribunali newyorkesi.

Sì perché i due team sfidanti, anziché dimostrare il loro valore sui campi di regata, cercano di vincere la mitica coppa delle Cento Ghinee solo grazie alle carte bollate dei ricorsi giurisdizionali.

Infatti mentre Brad Butterworth, skipper di Alinghi, partecipava a Singapore ad un incontro per risolvere le controversie ancora in essere  sulla  33a America’s Cup, il cui inizio era previsto per l’8 febbraio prossimo, insieme a David Tillett presidente della Giuria dell’America’s Cup nominata dall’ISAF e di David Kellett rappresentante dell’ISAF stessa, BMW Oracle ha deciso, unilateralmente, di lasciare il comitato e le trattative in essere, per presentare la sua nona causa legale di fronte alla Suprema Corte di New York, nel tentativo di squalificare il Defender dall’imminente confronto in mare.

Secondo quanto affermato, da un ormai sconfortato e rassegnato, Brad Butterwoerth ai media:

BMW Oracle è già riuscito a eliminare 18 team attraverso il sistema giudiziario americano per guadagnare l’accesso diretto alla finale dell’America’s Cup. Ora stanno cercando di vincere la Coppa senza aver mai regatato. Questa ultima azione legale arriva come uno shock proprio nel momento in cui stavamo pianificando un altro incontro per finalizzare tutti gli argomenti affrontati oggi e ciò dimostra la loro assoluta cattiva fede. Chiaramente non sono pronti per regatare. Hanno inoltre completamente ignorato la giurisdizione della Giuria dell’America’s Cup nominata dall’ISAF, giuria che loro stessi avevano fortemente caldeggiato, e si sono ripresentati davanti alla Corte di New York, dove chiaramente pensano di avere maggiori possibilità di successo”, ha aggiunto.

Secondo la teoria della “banda bassotti” di Larry Ellyson, ormai senza più dignità, spirito sportivo, sentimento ed amore per la vela, Alinghi utilizzerebbe delle vele realizzate negli USA contravvenendo alla regola del Deed of Gift secondo cui le imbarcazioni devono essere costruite nel paese del Defender.

Nella realtà le vele di Alinghi, per partecipare all’America’s Cup, sono state costruite in Svizzera in una veleria a Villeneuve. Inoltre il procedimento 3DL per la loro realizzazione è protetto da diritti di proprietà intellettuale svizzeri. Non bastasse, gli inventori di questo procedimento di costruzione, Jean Pierre Baudet e Luc Dubois, sono due ingegneri svizzeri.

Veramente non si capisce per quale motivo vi sia questa nuova contestazione, visto che dal 1995 tutti i team che hanno partecipato alla coppa America hanno sempre utilizzato questo procedimento  3DL, per realizzare le loro vele.

Condivido la teoria di Fred Meyer, secondo cui BMW Oracle non è pronto per regatare e si barrica dietro ai cavilli giuridici per evitare brutte figure.

Mi chiedo solo che senso ha tutto ciò e se, in effetti, si possa ancora parlare di competizione sportiva e di sfida velica, seppur ai massimi livelli.

Non sarebbe stato forse meglio ripetere l’esperienza della 32° America’s Cup, regatando con tutti i challenger in varie sfide e sedi? Forse oggi, Maurizio Bertarelli ripenserà alle proposte di Vincenzo Onorato, skipper ed armatore del Team di Mascalzone Latino, che gli chiedeva di rinunciare alla gestione suicida della coppa, da parte AC Management di proprietà dello stesso magnate italosvizzero, per ritornare ad una edizione con più barche, maggiore spettacolo e molto spirito competitivo e sportivo. Del resto si sa: “La legge è uguale per tutti”, ma non per la vela e per chi su di essa specula.

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