Amianto, la fibra killer sulle navi militari

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16 anni di carcere. Questa la condanna per i dirigenti e proprietari della Eternit di Casale Monferrato, la multinazionale Svizzera produttrice di manufatti in amianto.

Per decenni, tra le colline e i vigneti di Barbaresco e Nebbiolo, cera chi utilizzava questa pericolosissima fibra di asbesto – nome scientifico dell’amianto – per produrre vari tipologie di prodotti: dalle lastre per i tetti, ai tubi per l’acqua, sino alle pastiglie dei freni delle auto. Dopo decenni di battaglie legali e migliaia di morti finalmente la giustizia ha riconosciuto le responsabilità dei proprietari dell’azienda, che per anni, pur essendo a conoscenza della pericolosità dell’impiego delle fibre, hanno continuato ad sottoporre ad esposizione all’amianto i propri dipendenti.

Purtroppo l’amianto non era solo utilizzato per usi civili, ma negli anni passati venne ampiamente impiegato nella costruzione di navi militari a causa delle sue proprietà ignifughe. Tutte le navi della Marina Militare Italiana prodotte siano alla metà degli anni ottanta furono realizzare con l’impiego della fibra d’asbesto, sia per la realizzazione delle coibentazioni della condutture termiche, sia come protezione dal fuoco nei portelli tagliafiamma delle varie sezioni delle navi.

Ad oggi sono oltre 223 i marinai  deceduti per tumori asbesto correlati, tra cui moltissimi affetti da mesotelioma della pleura, carcinoma tipico di chi è soggetto all’esposizione delle fibre asbestose, e che nel 90% dei casi non lascia possibilità di guarigione.

I famigliari delle vittime , costituitesi in comitato, nel 2010 hanno intentato una causa contro lo stato maggiore della Marina Militare ed il Ministero della Difesa presentando una denuncia querela presso la procura della repubblica del tribunale di Torino. La cosa assurda è che se da oltre 20 anni è stato introdotto in Italia il divieto utilizzare l’amianto, la maggior parte di queste fibre killer è ancora in circolazione con conseguente rischio di esposizione per tutta la popolazione.

Nell’arsenale di La Spezia, ad esempio, sono presenti moltissime navi dismesse che sono ancora da bonificare dall’amianto e negli anni hanno rilasciato in ambiente migliaia di fibre senza che nessuno potesse accorgersene o poter attuare delle misure preventive. Vari comitati di cittadini da anni si battono per ottenere dal Ministero della Difesa la bonifica dei siti inquinati, ma sino ad ora nessun governo mai ha imposto un piano di salvaguardia ambientale.

Tra esposizione all’amianto ed all’uranio impoverito negli ultimi decenni i nostri soldati e marinai sono deceduti più per problemi di salute che in azioni di guerra. E’ un paradosso dei nostri tempi deve la salute conta meno di nulla e la prevenzione non esiste. Nonostante tutte le battaglie civili e sindacali, purtroppo nel 2012 si muore ancora in ragione del proprio lavoro.

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