Salone Nautico di Genova 2012 tra polemiche e dialogo

di Redazione Commenta

Il 55° Salone Nautico di Genova – c’era da aspettarselo – si è aperto all’insegna della protesta degli imprenditori contro il Governo, scontenti a loro avviso degli interventi poco incivi dell’esecutivo a favore del settore nautico. Un esempio tra tutti la tassa di stazionamento che ha determinato una vera e propria fuga dei diportisti in favore dei porti croati e francesi.

Ma la disponibilità di Mario Ciaccia, vice Ministro allo sviluppo economico e alle Infrastrutture, apre uno spiraglio al dialogo ammettendo gli errori compiuti e affermando il proprio impegno per risollevare le sorti del settore nautico.

Anton Francesco Albertoni, Presidente di Ucina Confindustria Nautica, non le manda a dire e ha fermamente condannato il Governo di non aver adottato le misure idonee a fronteggiare la situazione in cui versa l’industria nautica italiana ma ha anche auspicato una serie di interventi risolutivi già richiesti dall’associazione. In primis è stata sollecitata la revisione dei parametri del redditometro che ha causato una mera “svendita” di barche usate per paura degli accertamenti annunciati da parte dell’Agenzia dell’Entrate.

A gran voce il settore chiede al Governo un sostegno affinchè la cultura del mare venga valorizzata e diffusa, portando ad esempio nelle scuole le discipline nautiche. Si chiede inoltre uno snellimento della trafila burocratica delle immatricolazioni con la creazione di un registro telematico (su questo punto Caccia però ribadisce la necessità di controlli essenziali) e chiarezza nelle procedure riguardo i controlli in mare, oggi di competenza di sette diversi corpi.

Il vice Ministro Mario Caccia ha concluso il suo intervento al  dicendo:

La nautica è un pezzo da novanta dell’economia italiana ma non possiamo decontestualizzarla da una situazione economica che era degenerata fortemente e che a livello internazionale ci aveva portato a soffrire molto. A livello internazionale abbiamo recuperato la nostra credibilità, ora bisogna far ripartire l’economia e il terreno è fertile perché possa effettivamente ripartire.

 

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