Giubbotti di salvataggio: è meglio indossarli, sempre!

di Redazione Commenta

Giubbotto Salvataggio vid
Lo ammetto, non sempre quando navigo indosso il jacket di salvataggio auto gonfiabile, soprattutto durante il giorno ed in condizioni di bel tempo, tranne quando faccio stage e corsi di vela, dove l’obbligo di portarlo comincia non appena ci si allontana dal molo. E’ una regola di sicurezza per i Glénàns, la mia associazione velica, e qui le regole si applicano e basta.

I dati ci danno ragione: 14.000 corsisti all’anno, per oltre 60 anni di attività e crociere di tutti i tipi, con due soli eventi tragici, dovuti più alla sfortuna che all’imprudenza.

Certo le statistiche non dicono molto ed il valore della vita umana non ha mai un prezzo giusto, tuttavia considerando che lo sport della vela si effettua in un ambiente critico e l’incidente è sempre in agguato, una statistica favorevole non può che confermare il pregio di questa regola.

Attualmente i giubbotti di salvataggio auto gonfiabili consentono ad una persona di essere automaticamente ruotata, con il volto in emersione, al fine di permettere alle vie respiratorie di rimanere libere anche in caso di perdita di conoscenza. Ne esistono di tutti i tipi e di tutti i modelli, ma per legge i giubbotti  devono essere omologati CE del tipo EN396 da 150 Newton e EN399 da 275 Newton per la prevenzione dall´annegamento. Si attivano automaticamente a contatto con l’acqua, in caso di caduta accidentale fuoribordo. In soli 3 secondi di tempo consentono il gonfiamento e l’autorotazione della persona.

Vi sono due tipi di sistemi automatici di gonfiamento: quelli a pressione idrostatica e quelli dotati di pastiglie di sale. I primi, relativamente più costosi, applicano un sistema di attivazione automatica per mezzo della pressione dell’acqua. Il sistema è protetto al 100% da gonfiamenti accidentali a causa di pioggia, ondate, umidità. Sono l’’ideale per il velista e l’operatore professionale in ogni condizione meteorologica. La bombola di gas è all’interno della camera d’aria ed è protetta dalla corrosione. Le parti da sostituire dopo l’utilizzo sono: testina idrostatica Hammar e bombola gas.

I modelli a pastiglia di sale, invece, sono più semplici e il meccanismo automatico si attiva per mezzo dello scioglimento della capsula salina a contatto con l’acqua. Hanno il vantaggio di un prezzo d’acquisto inferiore e minori  costi di manutenzione, dato che le parti da sostituire sono solo: la pastiglia di sale e la bombola. Lo svantaggio di questi modelli è possibile attivazione accidentale in caso di forte ondata, come più volte mi è capitato.

Oltre all’attivazione automatica con la bombola di Co2, questi giubbotti possono essere gonfiati per il tramite di uno snorkel soffiando all’interno della camera, inoltre sono predisposti per l’installazione delle cinture di sicurezza, che permettono di agganciarsi alle life line durante le manovre in coperta.
A parte i modelli ed il costo, per cui vige la regola del buon armatore: “chi più spende meno rischia”, la cosa veramente importante, prima di ogni uscita in mare, è controllare tutti i DPI di bordo ed assegnare ad ogni membro dell’equipaggio il suo giubbotto di salvataggio di cui sarà responsabile per tutta la durata della navigazione o crociera.  Meglio prevenire che “affogare” come si dice alla “Catalano” maniera.

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