33° America’s Cup, si è conclusa la coppa dei “capricci” Miliardari

di Redazione Commenta

Oracle

Finalmente è terminata la 33° edizione della Coppa America che da oltre un secolo assegna la coppa delle cento Ghinee alla barca a vela che vince la sfida tra detentore ed il suo challenger.

Dopo tre anni di inutili battaglie legali, ripicche, capricci e “sgarri” da boss degli anni trenta, l’ultima edizione della competizione sportiva, più antica del mondo, è stata vinta dal Team di BWM Oracle.

Inutile dire che nonostante l’intenzione e la parvenza di organizzare un evento fantastico, il risultato è stato un flop totale, sia in termini sportivi che per quanto riguarda il pubblico e la relativa attenzione mediatica.

Il fatto di voler gareggiare tra le boe con dei maxi mutliscafi, velocissimi ma troppo delicati, ha compromesso lo spettacolo a causa dei continui rinvii e annullamenti delle già esigue regate in programma. Queste barche sono concepite per affrontare gli oceani e mal digeriscono una regata a bastone su poche miglia, dove le condizioni meteo sono variabili e non possono garantire sufficiente spettacolo.

Sta di fatto che il sottoscritto, così come migliaia di altri appassionati, non è riuscito a vedere neanche una sfida delle due disputate.

Dalle cronache e dai resoconti di agenzia si è anche capito che dal punto di vista sportivo non c’è stata assolutamente competizione dato l’enorme divario di prestazione tra i due multiscafi in gara.

BOR era nettamente in vantaggio grazie a soluzioni tecniche, quale l’ala rigida, che più assomigliano alle prestazioni di un aeroplano che a quelle di una barca a vela, mentre Alinghi sospettando ormai di non avere più molte chaces ha desistito nell’investire nella medesima tecnologia accontentandosi di fare da sparring partner.

Non si sa come sarà il futuro di questa coppa adesso che è tornata negli USA, ma mi auguro solamente che l’attuale defender si renda conto dell’errore commesso nel demotivare altri sfidanti a lanciare la sfida e si ritorni a competere con i monoscafi, pur sempre supertecnologici ma almeno alla portata di altri team e dello spettacolo della vela. Così facendo si ritornerebbe alla vera America’s Cup, che raggiunse il massimo dello spettacolo e delle competitività negli anni novanta 2007, quando Velencia traboccava di spettatori. A presto a San Diego.

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