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In questa seconda parte del mio post parlerò delle avventure o meglio disavventure, capitate ad alcuni amici skipper durante le fasi di passaggio del canale di Panamà.

Quando si entra in un paese straniero con un’imbarcazione si devono effettuare tutte le pratiche doganali di ingresso sia per l’equipaggio, che per l’imbarcazione.

Panamà come tutti i paesi del centro-sud America è gestito da una burocrazia asfissiante ed alle volte volutamente corrotta, così tale che ogni funzionario o presunto tale cerca di sfruttare la sua posizione di privilegio per spuntare una piccola mancia.

Per il passaggio del canale è obbligatorio presentare una domanda di richiesta per il transito all’autorità che gestisce il flusso del canale. Questa domanda deve essere corredata da alcuni documenti quali passaporto, libretto della barca ecc.

Purtroppo per queste pratiche non è possibile utilizzare le normali procedure in quanto i funzionari tendono a vanificare ogni richiesta se non ci si affida ad un consulente locale per il disbrigo delle pratiche. Mario un mio amico skipper arrivato a Panama’ verso la metà di febbraio del 2008 si trovò subito schiacciato dalla burocrazia.

Scendendo a terra si recò verso l’ufficio della dogana per vistare il passaporto suo e quello degli altri membri imbarcati. La gentile signora dell’ufficio gli indicò che prima doveva registrarsi presso l’ufficio dell’autorità portuale.

Ovviamente l’autorità portuale era in un ufficio al di fuori dei limiti del porto, pertanto si doveva passare la dogana e quindi quando provò a varcare il limite fu fermato da un solerte guardiano, armato, che gli intimò di vistare il passaporto alla dogana da dove lui, povero tapino, veniva. Dopo circa una mezz’ora di dibattito, con ritorno presso l’ufficio doganale, riuscì a recarsi presso l’ufficio portuale.

In questo luogo, dopo un paio d’ore d’attesa, capì subito che senza la mano di un “amigos” per noi poveri “Grengos” la vita sarebbe stata molto dura. L’amico si materializzò sotto le spoglie di un arzillo “vecchietto” di circa 50 anni di nome Pedro, che gestiva la sua agenzia di pratiche doganali in un capannone sgangherato nei pressi del porto. 

Pedro con il suo fare pacato e levantino riuscì in un paio d’ore a sbrigare tutte le pratiche doganali compresa la domanda di transito del canale. La fatidica data, per il passaggio dell’istmo, era fissata per  i primi di marzo, dato che in quel periodo il traffico commerciale era molto intenso.

Tutto compreso  – tasse, dazi e varie mance – il costo per le pratiche si avvicino ai 1200 $ US, di cui una buona parte serviva per pagare Pedro ed i suoi amici.

Nel prossimo post racconterò le sensazione e le emozioni provate durante la navigazione nel canale di Panamà.

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