Bénéteau First 50, non solo per “lupi” di mare

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La settimana scorsa ho potuto provare, grazie ad un amico armatore, il Bénéteau First 50, sorella maggiore della categoria dei fast-cruiser del cantiere transalpino, che da tempo è impegnato nello sviluppo di una categoria di imbarcazioni prettamente orientate alla regata, che però non disdegnano il confort per la crociera amatoriale.

Nato dalla matita del progettista francese Philippe Briand e così  da lui definito:

L’efficacia di un disegno di una barca a vela sta nella sua capacità di incontrare le bave di vento e le scie d’acqua e di lasciarle dietro sè nello stesso stato…questi sono i pregi del First 50.

il First 50 rappresenta una prima genitura della nuova classe che a breve distanza vedrà rinnovarsi tutta la gamma.In effetti, al timone, il Bénéteau First 50 è docile ed estremamente efficace, senza mai dare sensazioni di strappi o vibrazioni, quasi il flusso idrodinamico dell’acqua le scivolasse via senza toccarla, merito del disegno, ottimamente riuscito, delle linee di carena.

Nonostante un baglio massimo di quasi 4,5 metri ed un’immersione di 2,8 metri l’avanzamento sull’onda, anche formata, non è mai brusco ed impattante grazie al dritto di prua quasi verticale, capace di penetrare anche la cresta più insidiosa.

Il Bénéteau First 50 nel suo complesso è molto ben bilanciata pur con un dislocamento medio-pesante, che non facilita spunti di velocità con deboli brezze. L’armo frazionato a 9/10, con tre ordini di crocette acquartierate e le vele in dotazione standard, risponde magnificamente a tutte le andature, merito del genoa al 130% di copertura che in accoppiata alla randa full-batten completano la superficie velica a ben 140 mq.

La coperta bassa, con tutti gli osteriggi ed i passo d’uomo a filo in tonalità colore verde, è un vero e proprio capolavoro di design ed efficienza. Tutte le manovre correnti , rinviate in pozzetto, passano sopra la tuga, protette da apposite “trincee”, senza intralciare i camminamenti ed il “passa avanti”.   La cinque caratteristiche finestrature laterali della tuga, che da sempre distinguono i first, ora sono protette da una “verandina” aperta nella parte superiore, che viene anche utilizzata come tienti bene. L’unico neo della coperta è la mancanza del carrello del trasto della randa, sostituito da un grosso bozzello manovrato da un winch  centrale dedicato. Questa soluzione se da un lato facilita la conduzione della barca, anche con poco equipaggio, dall’altro impedisce regolazioni di fino in regata, ed a mio parere sarebbe stato meglio offrila in optional.

Le sedute del pozzetto sono molto confortevoli e ben dimensionate, cosi com’è ottima la soluzione del tavolo a scomparsa sotto il paiolato. Gli interni sono discretamente rifiniti con legni di qualità dalle tonalità chiare, che rendono il quadrato luminosissimo ed accogliente. Forse sarebbe necessaria una maggiore attenzione nella scelta di alcuni particolari, come: cerniere delle porte, maniglie, guarnizioni, ecc. sui quali mi sorge qualche dubbio di qualità e durata.

Nel complesso il Bénéteau First 50 è molto ben riuscito. Se poi si volesse esagerare con personalizzazione dell’armo e vele in carbonio, allora penso che il First 50 si potrebbe tranquillamente trasformare in una vera e propria “macchina da regata”, per veri lupi di mare, pronta a competere su tutti i campi sia in circuito che d’altura.

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