Chiglia, meglio telescopica, basculante o retrattile?

di Redazione Commenta

Di recente, durante una visita peritale in un cantiere di Bocca di Magra, ho notato un splendido Vismara tirato in secca per la stagione invernale, come è di rito lungo le marine del Magra.

La cosa che mi ha sorpreso di questa splendida imbarcazione è stata la sua chiglia telescopica. Il progetto di questa particolare pinna di deriva, con profilo idrodinamico e bulbo, è uno dei brevetti del cantiere viareggino che da anni è noto per essere al vertice della imbarcazioni a vela custom o semi custom.

Di solito le barche che montano chiglie ad altezza variabile optano per la soluzione più semplice con lama che rientra all’interno della carena mediante un apposito spazio ricavato solitamente nella dinette. In questo modo il sistema di sollevamento è semplificato anche se lo spazio interno ne risulta certamente sacrificato dalla presenza della scassa che accoglie la pinna. Questo tipo di soluzione è adottata su tutti gli Onvi della francese Allubat, cantiere specializzato in barche realizzate in alluminio e con caratteristiche tipiche per chi vuole girare il mondo.

Un altro sistema di chiglia ad altezza variabile è quello montato sul Pogo 10,50, costruito sempre da un cantiere francese, che prevede una lama basculante. In sostanza la pinna resta completamente esterna allo scafo, mentre la sua altezza viene regolata da un apposito sistema  idraulico che la fa ruotare di novanta gradi. In posizione “chiusa” tutta la pinna resta parallela allo scafo, mentre quando si vuole sfruttare le doti di allungamento della zavorra questa si apre come la lama di un coltello a serramanico e ruotando di 90° si “allunga” sotto la chiglia.

Il sistema telescopico, montato sul Vismara, invece è ancora più complesso dato che la pinna si allunga scendendo e risalendo con un apposito sistema ad anima interna che gli permette di regolare la profondità a piacere. In posizione completamente estesa tutta l’anima interna è a vista, mentre quando è  chiusa la parte bassa della pinna scorre sopra l’anima richiudendola internamente.

Ovviamente questo particolare brevetto prevede l’utilizzo di potenti pistoni idraulici e generatori, che consentono di poter alzare anche un bulbo di alcune tonnellate di peso. Essendo questo un sistema molto delicato e costoso non può essere montato su tutte le imbarcazioni anche se sicuramente in termini di prestazioni è certamente al top di gamma.

L’evidente vantaggio di poter avere una barca con chiglia ad altezza variabile è ormai dado per assodato da quasi tutti i progettisti che disegnano non solo scafi da crociera ma anche quelli da regata, visto che molte barche hanno difficoltà di trovare ormeggi in molte marine e porti quando il pescaggio supera i 3 metri. Il Vismara che ho vista poteva allungare la sua pinna ben oltre i 4 metri per poi farla rientra a soli due metri quando rientra nel suo porto sul Magra dove il pescaggio è quasi sempre un problema ed il rischio insabbiamento è dietro la sua imboccatura.

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