Comet 303, i dieci metri per tutti i gusti

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Comet 303

Il Comet 303 è certamente una barca che ha fatto epoca sin dal giorno della sua presentazione verso l’inizio degli anni ottanta.

Costruito dalla Comar di Forlì su disegno dello studio Vallicelli veniva dotata di due tipologie di armo a sloop frazionato: uno classico, per il diportista, e l’altro con albero e bulbo maggiorati per chi voleva utilizzare il 303 in regate di categoria.

La barca, dal dislocamento leggero, vanta delle prestazioni veliche di tutto rispetto con un passaggio sull’onda pulito e stabile, anche se in condizioni di mare formato, l’andatura di bolina è penalizzata da un notevole beccheggio, soprattutto se la barca perde abbrivio. Stesso discorso vale per le andature portanti che soffrono parecchio le onde lunghe, portando la barca ad intraversarsi, se non prontamente corretta dal timoniere. 

Lo scafo è realizzato in vetroresina stratificata a mano con resina di poliestere, mentre il ponte è costruito con le tecnica del cosiddetto “sandwich”. La tuga, slanciata verso prua, si raccorda in modo soddisfacente al pozzetto, discretamente ampio, formando una sorta di forma a cuneo, nei cui fianchi sono collocati i classici osteriggi rettangolari che caratterizzano tutti i Comet, tranne il 285, prodotti in quegli anni.

Il motore che utilizza il Comet 303 è il noto e collaudato, Volvo Penta 18 hp con trasmissione Sail Drive, adeguato sia come potenza, per lunghe navigazioni, e molto apprezzabile in manovra, dato che il piede   mantiene l’elica distante dal timone, così da farlo lavorare senza flussi idrodinamici negativi.

La ferramenta di coperta è di buona qualità cosi come l’albero, i winch, i carrelli delle scotte ed il trasto della randa. Alcuni armatori, nel tempo, hanno sostituito la ferramenta di coperta optando per marchi più affidabili, di quelli di serie, scegliendo attrezzature studiate appositamente dalla Harken.

In alcuni modelli, soprattutto quelli prodotti per primi, si sono riscontrati problemi di osmosi della carena causati , molto probabilmente, da una erronea polimerizzazione delle resine durante le fasi di lavorazione.

Gli interni sono sufficientemente spaziosi e discretamente rifiniti, anche se l’uso del controstampo, per alcune zone della barca, non agevola le operazioni di controllo e verifica dall’interno della chiglia.

Inoltre le modanature in vetroresina del tavolo da carteggio e della cucina, non sempre sono risultate funzionali e solide all’usura ed agli urti accidentali.

Le cabine doppie, una a prua e l’altra a poppa, sono discretamente ampie e confortevoli, mentre la dinette centrale è  sacrificata dalla presenza dell’albero passante che impedisce il movimento dell’equipaggio vero prua.

Attualmente il Comet 303 mantiene delle buone valutazioni sul mercato dell’usato, in particolare per quei modelli armati per la regata e dotati di vele di buona fattura. Oggigiorno il prezzo medio richiesto dai possessori, si aggira intorno ai 40/45 mila euro per barche del 1995, con una quotazione stabile negli anni.

Sostanzialmente una barca per chi  non si vuole impegnare troppo, o per chi ha il gusto della sfida e la voglia di cimentarsi in regate.

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