L’Avvocato e il “truffatore”, truffato!

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Da quando lavoro nel settore della nautica da diporto ne ho viste di tutti i colori. Storie di ordinaria “fregatura”, per usare un eufemismo, perpetrate a danni di ignari compratori che, senza l’aiuto di un consulente, si sono trovate a navigare in un mare di guai anziché in una splendida crociera. Un sogno tanto agognato che per molti si è trasformato in un vero e proprio incubo.

L’abilità di certi venditori o broker è quella di contare sulla buona fede dell’acquirente, convinto di trovarsi di fronte ad una persona seria e professionale. Al contrario molti presunti professionisti sono dei veri e propri truffatori senza scrupoli capaci di raggiri impensabili. Per fare una casistica direi che la maggior parte dei problemi sorge con le barche usate le quali, spesso, sembrano belle esternamente per poi scoprire che hanno avuto incidenti seri mai dichiarati dal venditore. Altri casi assai frequenti sono quelli delle barche taroccate o con documenti non conformi a quelli reali.

Nonostante la mia esperienza nel settore, non avevo mai assistito alla storia che vado a narrarvi. Il tutto inizia con la classica inserzione di vendita di una bella barca a vela di 40 piedi. L’imbarcazione varata nel 2001 è un classico sloop con linee non troppo moderne ma molto ben rifinita, solida e marina.

Il potenziale acquirente contatta il venditore, un distinto Avvocato, e dopo una serie di telefonate si reca sul posto per vedere la barca. Immediatamente ne rimane colpito anche se la barca non è tenuta troppo bene. Dopo alcuni giorni Pietro, l’acquirente, mi contatta per concordare il giorno della perizia.

Stabilita la data della visita ispettiva ci rechiamo al porto ed effettuo la perizia. In via preliminare viene redatto un contratto tra le parti, senza che l’acquirente si faccia assistere da un professionista,  nel quale tra le altre clausole vi è quella di concludere il passaggio di proprietà entro la fine del mese di marzo . Inoltre in caso di recesso del venditore, questi avrebbe dovuto versare all’acquirente il doppio della caparra che ammonta al 10 % del prezzo pattuito della vendita, pari a 80.000 euro.

Nell’effettuare la perizia rilevo qualche difetto sull’imbarcazione, ma non tale da compromettere struttura dello scafo. Dopo la perizia l’acquirente versa, come di rito, l’acconto e le parti stabiliscono la data del passaggio di proprietà. SI salutano amichevolmente e si danno appuntamento per il giorno prefissato nell’agenzia di pratiche nautiche.

Passano alcuni giorni e l’acquirente contatta il venditore che da prima si fa negare e poi cerca inspiegabilmente di posticipare il passaggio di proprietà, adducendo problemi con vari impegni di lavoro. L’acquirente sentendo aria di fregatura continua a tempestare di fax, email e telefonate il venditore che dopo alcuni giorni, scrive una raccomandata dichiarando che viste le troppe variazioni sul contratto ritiene che il compratore vuole recedere e pertanto si vuole trattenere l’anticipo.

Non essendo un legale l’acquirente, per troppo zelo, aveva commesso l’errore di inviare un contratto modificato nel quale la cifra pattuita sarebbe stata minore visto che una parte del prezzo della barca sarebbe stato pagato in contanti. Dopo ciò la situazione si  complica l’acquirente si rivolge ad una legale che invia una raccomandata al “collegavenditore intimandogli di adempiere al contratto e fissa il giorno del passaggio di proprietà per la fine del mese di marzo.  A quel punto il venditore dichiara  di voler recedere lui dal contratto e che in via bonaria avrebbe restituito l’acconto, ma senza il doppio della caparra pattuito.

Nel frattempo l’acquirente viene a sapere che il venditore è in contatto con altri potenziali compratori che sarebbero disposti a dargli una cifra maggiore. Dopo alcuni carteggi tra gli avvocati si stabilisce di addivenire ad un incontro per ridiscutere le condizioni ed eventualmente proporre una nuova offerta al venditore. Ovviamente essendo il venditore un avvocato  fa sapere in via indiretta che in caso di contrasto sarebbe  andato in tribunale avvantaggiandosi del fatto di non avere spese legali da sostenere.

All’incontro a cui l’acquirente mi chiede di essere testimone, l’avvocato venditore si presenta con un collega ed adducendo varie scuse, tra le quali quella di essere stato raggirato,  mantiene sempre un atteggiamento non conciliante tanto che tutto finisce  in nulla ed il povero acquirente se ne torna a casa senza soldi e senza barca, per giunta con l’accusa di aver raggirato “l’avvocato”.      

A parte il finale della storia, che ovviamente arriverà in tribunale, potete giudicare voi stessi chi in questa vicenda sia il truffato o il truffatore. Meglio sempre diffidare della buona fede, quando si compra una barca, ed affidarsi  a professionisti seri capaci di tutelarvi in ogni fase della trattativa.

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