Leasing nautico, come i furbi “drogano” il mercato

di Redazione Commenta

Leasing Nautico yacht

Negli ultimi decenni l’acquisto di una imbarcazione sia nuova che usata è stato agevolato dal cosiddetto leasing nautico. Nella realtà si tratta nè più nè meno di un acquisto a rate mediante un intermediario finanziario, che diventa il locatore della barca.

Questa formula è stata agevolata anche da  norme fiscali che prevedono una riduzione sensibile dell’IVA sui canoni del noleggio, riducendo di fatto il costo finale per il compratore/armatore.

Da un punto di vista teorico l’avere agevolato l’uso del leasing nautico, per l’acquisto di imbarcazione, ha dato un grande impulso al mercato della nautica da diporto, anche se come contro partita si è assistito ad un vero e proprio abuso di tale istituto, che ha letteralmente gonfiato il mercato, soprattutto quello dell’usato, distorcendo il valore stesso delle agevolazioni e dei benefici di legge.

Molti acquirenti finali hanno utilizzato il leasing nautico solo per avere un’agevolazione sull’IVA. In questo modo è nata una prassi per cui molti acquirenti hanno sottoscritto contratti di finanziamento, molto brevi e con mega anticipi o riscatti, al solo fine di far risultare che la società finanziaria aveva erogato un prestito e con il solo ed unico scopo di ottenere un risparmio sino al 50% dell’imposta del valore aggiunto.

Altri ancora più furbi hanno accettato di permutare imbarcazioni usate, pur di vendere quelle nuove, a prezzi maggiorati e fuori mercato, per poi farsi rifinanziare le stesse barche dalle società di leasing a prezzi sopravvalutati, grazie anche alla compiacenza di “periti” prezzolati che dichiaravano valori fuori dal mercato e del tutto ingiustificati.

Mi è capitato di assistere a valutazioni di barche di tre anni che venivano “stimate” come se fossero barche nuove ed a prezzi del tutto simili a quelli di vendita. Per esemplificare ho visto la stima di una barca del 2006, il cui prezzo di acquisto era di 550.000 euro, valutata nel 2009 per corrispettivo di 545.000, quasi come se la barca fosse una sorta di bene rifugio il cui prezzo non si svaluta mai.

Questo malcostume ha ingenerato un rischio altissimo per le stesse società finanziarie che, proprio nel momento in cui il mercato dell’usato si è fermato, si sono ritrovate con ingenti finanziamenti non coperti da reali valori di stima. In questo modo quando le stesse società di leasing hanno dovuto disfarsi di barche non pagate, si sono trovate nella situazione di dover svalutare gli stessi beni e venderli ad un prezzo di mercato assai inferiore di quello di perizia, registrando perdite notevoli.

La cosa assurda è che per decenni il mercato dell’usato è stato sopravvalutato e letteralmente “drogato” con prezzi di vendita mediamente superiori del 20/25 % di quelli reali.

Oggigiorno le cose sembrano essere rientrate ed il mercato dell’usato ha un suo valore di riferimento slegato da quello del nuovo. Anche le società di leasing sono molto più oculate nel concedere i finanziamenti e non si affidano più a periti strampalati e poco seri.

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