Lo Skiff: velocità e adrenalina

di Redazione 1

Tre cose caratterizzano lo Skiff differenziandolo da una qualunque altra deriva sportiva: la straordinaria velocità, la spettacolarità delle sfide e le eccezionali prestazioni. Tutto ciò è dovuto ad un design e a delle tecnologie innovative: dall’utilizzo di materiali hi-tech che hanno ridotto il peso dello scafo, all’aumento della superficie velica e dell’effetto raddrizzante dell’equipaggio grazie alle terrazze e ai trapezi.

Ma ciò che differenzia più di tutto uno skiff da una deriva tradizionale è la sua propensione alla planata. La forma degli scafi della maggior parte degli skiff è piatta verso poppa e questo facilita il raggiungimento di una soglia di resistenza idrodinamica verticale uguale al peso dell’imbarcazione. Una volta superata tale soglia, con l’aiuto della spinta aerodinamica verticale assicurata dal gennaker, si dà il via alla planata, ovvero ad un aumento di velocità che porta la barca a “sollevarsi” dall’acqua.

La storia degli skiff comincia in Australia, nella seconda metà dell’Ottocento. Si dice che i progenitori degli attuali skiff servissero per imbarcare i viaggiatori sulle navi che stavano all’ancora in rada. E proprio a Sydney nacquero presto grossi giri di scommesse sullo skiff considerato più veloce durante le sfide. Ovviamente da ciò conseguì l’esigenza di trovare metodi che rendessero il proprio skiff il più performante possibile rispetto agli altri.

Fu nel 1892 che Mark Foy, un locale uomo d’affari amante della vela, diede vita alla prima classe di skiff e ad un vero e proprio circuito di regate: ed ecco che apparvero i primi 18 Piedi Australiani.

Il 18 Piedi Australiano è il mezzo più veloce di tutte le classi skiff ad oggi presenti (Zzap, Iso, International 14, Boss, Laser 4000, Laser 5000, Rs 800, Musto Performance, 29er, 49er e altri ancora) ed è giustamente considerato “la vetta” dello skiff per quanto riguarda velocità, difficoltà di conduzione e spettacolarità.

L’ adrenalina, per gli amanti della vela, è senza dubbio da ricercare in questo tipo di imbarcazioni. Il livello richiesto di tecnica non è altissimo come quello della classe 470. La difficoltà di conduzione non sta tanto nelle manovre quanto nella velocità che obbliga l’equipaggio a pensare e ad agire in tempi ristretti. L’inizio può essere faticoso; ma è solo una questione di allenamento e di abitudine. Il divertimento è il premio della costanza!

Per chi è interessato ad approfondire l’argomento, consiglio la lettura di un libro da cui ho appreso molto, “Lo skiff”, scritto da L. Strommer, D. Colombi e F. Tazzi.

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