Maestro d’ascia, l’anima del legno.

di Redazione 1


La vita del maestro d’ascia non è quella di un semplice lavoratore che costruisce barche, ma molto più simile a quella di un artista che realizza vere e proprie opere d’arte. Maestri d’ascia non si diventa si nasce per tradizione di famiglia tramandata di padre in figlio.

Nel mondo della nautica sono rimasti in pochi quelli che sanno lavorare il legno e trasformarlo in madieri, fasciame, coperta, tuga e longheroni. Un’arte antica che nasconde le sue regole nelle mente e nelle mani di chi manipola la resina che odora ancora di pece.

Molti costruttori di barche ormai sono passati definitivamente alla plastica piegandosi al progresso del tempo e dall’incalzare della tecnologia dei super polimeri arricchiti dalle micro particelle derivate dalla nanotecnologia.

Tra i pochi che ancora costruiscono barche in legno, soprattutto gozzi, c’è Cataldo Aprea, sorrentino verace che possiede la magia  unica di lavorare il materiale più nobile ed ecologico che la natura ci ha fornito sin dalla notte dei tempi.

Cataldo è fiero della sua arte ed anche se il suo nome viene spesso associato a quello dei marchi come Apreamare, lui sottolinea sempre che nel suo piccolo cantiere si costruiscono solo barche in legno, mentre gli altri usano il legno per mascherare la “plastica”.

In questi ultimi anni molti armatori hanno voluto ritornare al passato cercando di acquistarebarche costruite prima degli anni sessanta, per poi rimetterle in ottime condizioni per farle rivivere, rinascere ed ottenere ancora ammirazione.

Nel cantiere di Cataldo il tempo sembra che non sia mai passato anche se gli strumenti di un tempo sono sostituiti da materiali più resistenti ed efficaci. Le persone che si recano qui sanno cosa cercano e cosa vogliono, ma soprattutto chiedono di poter avere  barche che non siano solo molto belle e pregiate, ma anche sicura quando si affronta il mare.

Tra le barche costruite da Cataldo Aprea c’è ne una dal nome storico “Il Pianosa” armato con vela latina. Costruito nel 1947 è stato ristrutturato nel 2004 dal figlio di Cataldo, con immensa gioia del padre che così a visto rispecchiarsi nel suo erede l’anima feconda del maestro d’ascia.

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