Naufragio Yogi, le cause della tragedia

di Redazione Commenta

naufragio yacht Yogi

Il megayacht francese di 60 metri Yogi è naufragato venerdì scorso al largo delle coste greche dell’isola di Skyros, durante una burrasca forza 8 con onde di oltre 7 metri e vento superiore ai 40 nodi.

La nave, varata solo nel 2011 e di proprietà del magnate transalpino  Stephane Courbit, stava rientrando in patria dopo essere stata oggetto di alcuni lavori di refitting presso i cantieri turchi Protksan.

Le cause dell’affondamento non sono del tutto chiare, ma dalle prime indiscrezioni pare che un guasto alla sala macchine abbia provocato una successiva avaria dei motori con conseguente impossibilità di governo della nave. Le onde ed il vento forza 8, che spazzavano la zona in quel momento, hanno piegato il megaycht su un fianco causandone pian piano l’affondamento.

Sembra veramente incredibile che uno scafo di tali dimensioni possa affondare per un semplice guasto ai motori, ma è così. Le barche a motore, in genere, hanno un’opera viva limitata mentre le zone fuori acqua sono ampissime tanto da offrire una resistenza al vento notevole quasi fossero delle vere e proprie vele.

Per questo motivo se una nave a motore di 60 metri  diventa ingovernabile, a causa del blocco dei motori, il rischio di naufragio è nettamente superiore a quello di una barca a vela di pari dimensioni.

Quando onde enormi ed il vento forte spazzano la murate di uno di questi megaycht tendono ad intraversare  lo scafo e se questo è privo di una forza propulsiva ,che possa in qualche modo contrastare la spinta dei marosi, prima o poi prede la sua stabilità iniziale e fatalmente tende a coricarsi su di un fianco.

A questo punto le onde possono aprire delle enormi vie d’acqua che allagando i vari comparti della nave ne causano l’affondamento pressoché immediato. Infatti le strutture superiori dei ponti quali: finestre, oblò, passi d’uomo, ecc., seppur omologate per resistere a determinate forze, non possono sopportare le masse d’acqua di onde da burrasca, che si scaricano sulle murate al di sopra del livello della mastra.

Quello che sorprende di questa tragica vicenda è il motivo per cui il comandante abbia deciso di avventurarsi in un mare in burrasca, mentre sarebbe stato più saggio rimanere in zone riparate aspettando condizioni migliori. Inoltre è del tutto incompressibile come su un megaycht del genere, possano determinarsi avarie ai motori tali da rendere del tutto ingovernabile la nave.

Mi sorge il sospetto che qualche “magagna” fosse sorte sin dal varo di questa nave e che i lavori di refitting non fossero altro che delle riparazioni necessarie per rimediare a vari errori di costruzione e/o progettazione. Questa tragedia del mare ci riporta la mente al naufragio della Costa Concordia, dove hanno perso la vita ben 34 persone. In entrambi i casi i rispettivi comandanti hanno quanto mento sottovalutato gli aspetti legati alla sicurezza in mare, per non dire di peggio.

Photo Credit|Liguria Nautica News

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