Il No alla tassa sulle barche dei 350 diportisti stranieri ormeggiati in Sicilia

di Redazione Commenta

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La tassa sulle barche continua a far discutere e arriva l’ennesimo No, questa volta da parte di 350 diportisti stranieri ormeggiati nel porto turistico di Marina di Ragusa in Sicilia, che hanno chiesto al sindaco di Ragusa, di farsi portavoce della problematica in ambito nazionale.

Come scrivono in una lettera:

Siamo molto preoccupati per la nuova tassa prevista a carico delle barche a vela di proprietà di cittadini stranieri in visita nelle acque italiane. I porti turistici italiani sono già oggi tra i più costosi del Mediterraneo. Se l’imposta venisse applicata e la tassa media per imbarcazione fosse di 10 euro al giorno (3.650 euro l’anno), si andrebbero ad aumentare i costi annuali di molti proprietari di barche di oltre il 20%. Per molte persone questa tassa sarebbe un onere finanziario inaccettabile con l’inevitabile conseguenza che molti proprietari di imbarcazioni lascerebbero le acque italiane.

I diportisti stranieri, dunque, chiedono alle istituzioni italiane di fare un passo indietro, anche perché molti di loro amano il porto turistico di Marina di Ragusa, che è diventato un bellissimo approdo con un numero crescente di persone che vivono sulla loro barca anche durante i mesi invernali.

Secondo una stima approssimativa, il nutrito gruppo di diportisti stranieri presenti al porto movimenta una somma pari a 1 milione e 800 mila euro soltanto nei mesi invernali tra shopping a terra, ristoranti, escursioni, manutenzione delle proprie imbarcazioni e quanto serve per la propria permanenza in Sicilia.

E’ spaventoso che il Governo resti a guardare senza fare nulla di davvero propositivo per venire incontro alle esigenze del settore nautico, lasciando inascoltata persino la voce di chi, da straniero, ama il nostro Paese e il nostro mare, ma che non ci penserebbe due volte a fare baracca e burattini e levare gli ormeggi. E chi se la sente di dargli torto? ci lamentiamo noi, figuriamoci loro che vengono da fuori e che avevano trovato, nell’Italia, un piccolo paradiso.

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