Pirateria, un pericolo costante per i navigatori.

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Nonostante il fascino che il Corsaro Nero o Sandokan, dei mitici romanzi di Salgari , mi hanno sempre ispirato oggi la pirateria è diventata un  vero e proprio pericolo costante, soprattutto per quei navigatori che si avventurano in acque poco sicure.

All’inizio degli anni novanta questo fenomeno ha ripreso vigore, a causa di ripetuti scontri sociali in certi paesi del terzo mondo dove i governi non riescono a controllare il territorio, ed i sequestri ed agguati si sono ripetuti con sempre maggiore frequenza.

Inizialmente gli attacchi venivano portati a navi commerciali o petroliere, il cui sequestro comportava per lo più la richiesta di un riscatto. Poi, col passare del tempo e vista la sostanziale impunità per gli atti commessi, i pirati hanno iniziato ad assaltare anche imbarcazioni da diporto di piccole dimensioni.

Qualche anno fa un navigatore italiano fu ucciso, a circa 200 miglia da Porlamar nell’Isola Margherita, dopo un assalto di pirati partiti dalle coste Venezuelane, che alla fine poi non portarono via quasi niente.

Lo scorso 28 ottobre invece, due velisti inglesi sono stati rapiti e la loro barca sequestrata, dopo un assalto di pirati somali avvenuto al largo delle isole Seychelles nell’oceano Indiano.  I due sfortunati navigatori sono stati assaliti nella notte, mentre la loro barca, un Rival 38, navigava a circa 60 miglia ad ovest dell’isola Victoria.

Secondo quanto riferito dagli stessi sfortunati velisti alla figlia, durante una telefonata concessa dai rapitori, dopo il rapimento i due cittadini britannici sono stati trasferiti a bordo di un cargo e quindi portati nella basi dei pirati nella vicina costa Somala.

Stando ai dati del Piracy Reporting Centre, organismo internazionale che effettua il monitoraggio dei casi di pirateria internazionale, nel solo 2009 sono stati più di 350 gli attacchi della pirateria nell’oceano Indiano. Per chi volesse o dovesse effettuare delle navigazioni in acque a rischio di pirateria è sempre consigliabile informarsi prima sulle rotte più sicure da tenere e comunque prendere contatto con le autorità marittime internazionali che effettuano operazioni di pattugliamento e scorta dei convogli marittimi nella acque dell’oceano Indiano.

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