Come far planare una barca, teorie e segreti

di Redazione 2

Planata 3

Chi possiede una barca a motore, più raramente a vela, sa molto bene quando il suo mezzo sta planando, anche se la maggior parte di questi ignora i motivi che interessano questa andatura.

Ovviamene il discorso è molto complesso, dato che riguarda nozioni sia di fisica che idrodinamica, pertanto in questo post cercherò di enunciare solo i principi basilari lasciando poi al lettore, che avesse maggior interesse, il lavoro di approfondimento e ricerca.

In generale avendo una barca con una determinata carena, applicando a questa una potenza sufficiente, sarà possibile far scivolare lo scafo sull’acqua così da aumentare la velocità a parità di potenza. In sintesi uno scafo è detto planante quando la maggior parte del suo peso è sorretto dalla pressione dinamica che l’acqua esercita sulla superficie del piano inclinato della carena.

Allo stesso modo il centro di gravità si troverà in posizione più elevata rispetto alla normale posizione, a barca ferma, dove una parte del peso è sostenuta dalla pressione idrodinamica mentre l’altra, quella ancora immersa, dalla spinta statica dell’acqua, che è pari al peso del volume della massa d’acqua spostata dallo scafo.  

Essendo la pressione proporzionale alla velocità ed al piano di carena, più lo scafo è piatto e più aumenta la velocità e la spinta sarà maggiore.  In teoria la carena migliore dovrebbe avere in fondo piatto così da sfruttare al meglio l’effetto planante.

Nella realtà tutte le barche hanno una carena con un angolo di rialzo trasversale, detto anche angolo di deadrise, che, a seconda delle impostazioni progettuali, sarà costante per tutta la lunghezza della carena – monoedrico – oppure variabile, quindi più accentuato verso prua e decrescente verso poppa.

L’angolo di deadrise ha la funzione principale di conferire stabilità alla rotta della barca, dato che durante la navigazione entrano in gioco diversi fattori quali: vento, moto ondoso, correnti ecc. Se avessimo una barca con angolo di deadrise vicino allo zerola nostra barca planerebbe anche con poca potenza, ma alla prima onda  si rischierebbe l’intraversata, o peggio, il ribaltamento.

Navigando sulla propria barca, dopo alcune ore di navigazione, si potrà capire quale è il migliore assetto che la stessa deve assumere durante la fase di planata. In alcuni casi sarà necessario giocare sia con trim del piede poppiero e con i flaps, sempre che la barca ne sia dotata.

In una prima fase, a bassa velocità, lo scafo si trova in un assetto dislocante pertanto è importante vincere la resistenza dell’acqua per raggiungere la fase di planata. Per far ciò è necessario possedere una spinta del motore sufficiente che permetta alla prua dello scafo di uscire rapidamente dall’acqua. A seconda del tempo in cui si raggiunge la planata potete capire se la vostra barca avrà un buon rapporto peso/potenza/spinta, o meno.

In alcuni casi è utile agire sul trim del piede poppiero di trasmissione, in modo che l’angolo d’incidenza dell’elica sia in assetto corretto per poter sfruttare tutta la spinta del motore.

Una volta raggiunta la fase di planata dello scafo, dovrete riassettare il trim del piede e poi correggere l’assetto con i flap, che vi permettono di mantenere una migliore planata utilizzando una minore potenze del motore.

Commenti (2)

  1. salve vorrei sapere se un cranchi c 8 sport c un motore aifo 8060 sm d 210 cv in linea d asse in che velocita avviene la planata, grazie distinti saluti

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