Ancoraggio

di Redazione Commenta

E’ l’operazione di dare fondo all’ancora, cioè di vincolare una imbarcazione al fondo marino (o lacustre), rendendone sicura lo stazionamento nonostante il vento, le correnti ed lo stato del mare.

La lunghezza del cavo o della catena filati fuoribordo per l’ancoraggio è detto calùmo.

L’ancoraggio può essere alla ruota, cioè con una sola ancora. Questo tipo di ancoraggio richiede molto spazio poiché l’imbarcazione non resterà ferma, ma girerà secondo la spinta della marea o del vento in uno spazio circolare che viene chiamato campo di giro.

L’ancoraggio a barba di gatto, cioè con due ancore separate che formano tra loro un angolo di circa 45°, e con calumi di uguale lunghezza. Si ha una maggior tenuta e si riduce il campo di giro. Naturalmente, l’imbarcazione va disposta sempre con la prua alla corrente, al vento o al mare.

L’ancoraggio con ancore appennellate (come nell’immagine), cioè con due ancore poste in sequenza sulla stessa catena. Si ha una buona tenuta ma il campo di giro rimane circolare.

Per le imbarcazioni da diporto che ancorano su 3-10 metri di fondale, vale la regola di filare tanta catena quanto è il fondale più da 3 a 5 volte la lunghezza dell’imbarcazione.

In caso di maltempo o aumento del vento, è bene filare ulteriormente, in modo tale che l’ancora riceva una trazione con un piccolo angolo rispetto al fondo, in quanto se la trazione fosse quasi verticale l’ancora arerebbe e tenderebbe a spedarsi, cioè a liberarsi dal fondo.

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