Dopo l’ennesima sentenza della corte di giustizia di New York ed il conseguente colpo di scena con il quale si nega, al team Alinghi, la possibilità di scegliere come campo di regata il mare degli Emirati Arabi Uniti, poiché sia il luogo che il periodo sono in contrasto con quanto stabilito dal Deed of Gift, finalmente sembra che la 33° edizione della America’s Cup si disputerà nelle acque di Valencia.
Vicende giudiziarie a parte, forse non tutti sanno che questi nuovi trimarani hanno delle soluzioni talmente esasperate ed avveniristiche da renderli più simili a degli arerei che a delle barche vere e proprie.
A sentire dialogare, tra loro, i progettisti del multiscafo di BMW – Oracle, non si capisce se ci si trova in un capo di regata o in una pista dell’aeroporto di San Diego, in California. Termini come Flap, Wing, Bottom flap ecc. sono all’ordine del giorno delle sedute tecniche dei boat builder statunitensi ed a vedere lo scafo si capisce il perché.
La “vela” di BOR 90 in realtà non è altro che una vera e propria ala rigida studiata appositamente per sfruttare al massimo la portanza e creare il vento apparente che genera l’armo con la traslazione sull’acqua. In fatto di progettazione e studio niente di nuovo e rivoluzionario s’intende, ma questi elementi di aerodinamica, fino ad ora, erano stati applicati solo da quei mezzi come l’Hidroptérè, studiati appositamente per tentare di battere il record di velocità a “vela” sull’acqua.
In precedenza, per la verità, già moltissimi catamarani di classe A o F18 avevano adottato, per la categoria, alberi con il cosiddetto profilo alare, ma vedere una barca di 30 metri armata con una propria ala rigida fa veramente impressione.
Solo a guardare l’albero alto 57 metri, sbalordisce, dato che oltre al profilo affusolato proprio come un’ala d’aereo, è dotato di ben otto flaps che all’occorrenza vengono azionati, da sistemi idraulici, per aumentare la portanza allo stesso modo di un Boeing 747 in fase di decollo.
La cosa che mi consola, parzialmente, che il rigger di BOR 90 è l’italiano Alessandro Casimirri, ovvero colui che coccola, lustra e sistema tutte le scotte dell’ala del trimarano statunitense.
Secondo il resoconto della giornata, fornito dall’ufficio stampa del team, pare che ieri Alessandro abbia passato tutto la giornata in testa d’albero per riparare un parte della wing, danneggiata durante una seduta di allenamento, come confermato dalla dichiarazione del team coordinator Ian Burn:
La riparazione del bottom flap è piuttosto semplice in quanto sono solo pochi strati di carbonio che però necessitano di un tempo di cottura piuttosto lungo.
Così dopo una vera e propria stirata – con un ferro simile a quello di vostra mamma – allo speciale film che ricopre la struttura del flap, utilizzato anche in aeronautica, si potrà rimontarlo sull’albero e nel pomeriggio la barca continuerà l’intenso programma di test della wing.
Se da un punto di vista sportivo sono molto scettico sulla nuova edizione della coppa America, dal lato tecnico sono curioso di scoprire le potenzialità di questa wing in regata, a patto che in futuro si torni alle vele classiche, magari in carbonio, ma pur sempre vele. Al contrario ho il dubbio che l’edizione numero 34 della coppa sarà disputata dai piloti dell’aeronautica ed in questo caso potremmo schierare il nostro imbattibile team delle “Frecce Tricolore”.