Viva la Francia… grazie agli sponsor!

di Redazione 1


Ormai da anni i  velisti francesi primeggiano in ogni tipo di competizione velica d’altura, da quelle in solitario a quelle in equipaggio. Inoltre, i cugini d’oltralpe, detengono numerosi record sia di percorrenza che di velocità, tra cui quelli del giro del mondo e della traversata atlantica, basti pensare a il duo Yves Moreau e Benoit Lequin, che nel 2007 ha strappato il record Dakar-Guadalupa sotto il naso di Matteo Miceli.

E’ un dato impressionate soprattutto se paragonato al numero di praticanti della vela in Francia che, in dato assoluto, è più o meno simile a quello di altri paesi come l’Italia. Qualcuno potrebbe sostenere che le scuole di vela francesi sono, per tradizione e capacità d’aggregazione, superiori a quelle italiane, ma nella realtà il vero motivo è un altro.

La vela, in terra “gallica”, è da sempre considerato uno sport popolare e le strutture, sia quelle dedicate al diporto che all’attività sportiva delle scuole di, sono veramente all’avanguardia e alla portata di tutti. Inoltre chi possiede un dieci metri non è considerato un “nababbo”, ma semplicemente un piccolo diportista che non necessariamente deve essere associato al tipico evasore fiscale, come accede invece spesso nel nostro “bel paese”.

Se poi pensiamo che molte società francesi destinano ingenti risorse alle attività legate alle competizioni veliche, così da realizzare dei veri e propri team, è facile capire la differenza di risultati. Basta guadare una gara di trimarani per comprendere che la differenza d’interesse che , in Francia, suscita lo sport velico sia a livello mediatico che di pubblico.

I colossi della grande distribuzione, delle assicurazione, della finanza o del settore energetico francese,  da anni sponsorizzano regolarmente barche da regata ed in alcuni casi hanno creato dei veri e propri team interni gestiti direttamente dalla società.

In Italia le banche non s’interessano al settore della vela e solo in rari casi, come quello di Unicredit, sponsorizzano uno scafo, ma forse solo perché lo skipper è anche un dirigente della stessa società. Non parliamo poi di altri colossi del settore agroalimentare che sponsorizzano moltissimi sport, tranne la vela.

Per i nostri velisti, quasi tutti semiprofessionisti, mettere in acqua uno scafo diventa un’impresa ciclopica, dato che nessun imprenditore vuole investire il proprio capitale in imprese e competizioni veliche.

Anche i grandi brand della moda o dell’automotive, che in passato hanno patrocinato i team di Coppa America, oggi latitano da certe competizioni preferendo impegnarsi in gara di classe.

Il caso più eclatante è quello di Alfa Romeo una barca italiana, pensereste voi, timonata da uno skipper italiano: niente di più sbagliato! Il proprietario di Alfa Romeo è Neville Crichton importatore esclusivo per l’Australia e Nuova Zelanda, del prestigioso marchio automobilistico lombardo, ora sotto il controllo del gruppo Fiat Auto.

Questa è la dimostrazione lampante di come ci siano skipper stranieri con sponsor di marchi italiani, mentre non troverete forse mai, uno skipper straniero su Bonduelle, ed allora: Vive la France!

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